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sino a notte, egli è ciò che intendo fare quest’oggi medesimo. Andate adunque, prendete un arco ed, una freccia, e recatevi fuor della città, nella grande pianura degli esercizi de’ cavalli; mi accingo subito a seguirvi anch’io, e dichiaro che darò la principessa Nuronnihar in isposa a chi di voi avrà tirato più lontano.

«Del resto, non dimentico che devo ringraziarvi tutti in generale, e ciascuno in particolare, come faccio, del presente che mi riportaste. Molte rarità serbo nel mio gabinetto, ma non v’ha nulla che si accosti alla singolarità del tappeto, del tubo d’avorio e del pomo artificiale, de’ quali sto per arricchirlo ed accrescerlo. Sono tre capi che vi occuperanno il primo luogo, e ch’io conserverò preziosamente, non per semplice curiosità, ma per ricavarne, all’occasione, l’uso proficuo che se ne può ottenere. —

«I tre principi non ebbero nulla a rispondere, alla decisione pronunziata dal sultano. Quando furono lungi dalla sua presenza, si fecero dare un arco ed una freccia ciascuno, ch’essi consegnarono ai propri ufficiali, già adunati al primo annunzio del loro arrivo, e recaronsi quindi, seguiti da folla innumerevole di popolo, alla pianura degli esercizi de’ cavalli.

«Il sultano non si fece aspettare, ed allorché fu giunto, il principe Hussain, come primogenito, presa l’arco e la freccia, tirò pel primo; tirò poscia Alì, e se ne vide cadere la freccia più lontano che quella di Hussain; Ahmed tirò per l’ultimo, ma si perdè di vista la sua, e niuno la vide cadere. Si corse, si cercò, ma per quante ricerche si facessero, e fece il giovane in persona, non fu possibile trovare la freccia nè vicino, nè lontano. Quantunque potesse supporsi aver egli tirato più lungi di tutti, e così meritasse la mano di Nuronnihar, nondimeno, siccome era necessario che, per rendere la cosa evidente e certa, si