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— Chi è la donna sposata da questo giovane? — È vostra figlia,» tornò a rispondere colei.

«Giafar allora, avendo ordinato che si fermassero, andò da Aaron Alraschild, e gli disse: — Alì Tehelebi e la vecchia sono di là; ma mi sembra che la fanciulla abbia fatta una cosa giusta: quel giovane era ammogliato: la sua sposa, non volendo separarsi da lui, lo teneva presso di sè, ed egli si è lasciata baciare la guancia da un’altra donna, cosa che doveva necessariamente dispiacere ad una persona gelosa, e meritava d’essere punito, imperocchè le donne hanno diritto sui loro mariti.

«— Chi è infine questa donna?» chiese il califfo. — Ah! sire,» rispose Giafar, «è mia figlia! Essa l’ha fatto, a mia insaputa.

«— Ma,» ripigliò Aaron, «poichè il cadì Gelaleddin ha stipulato il contratto, il matrimonio è valevole: Alì è suo sposo, e dipende da lui il punirla di morte, o perdonarle. —

«Il califfo fe’ tosto venire Alì Tehelebi, e gli chiese che cosa intendesse fare. — Principe,» rispose il giovane, «io mi stimerei felicissimo, se il visir volesse riconoscermi per suo genero.

«— Or via,» disse il califfo a Giafar, «conduci tuo genero con te, e che non gli si bendino più gli occhi; tal precauzione è ora affatto inutile. —

«Il visir tornò dunque a casa col genero e la vecchia. Sua figlia, vedendoli entrare, volle alzarsi per andar loro incontro, ma le forze le mancarono, e ricadde sul sofà. — Che cosa mai faceste?» le disse il padre. «Voi vi siete resa colpevole all’ultimo eccesso. L’Onnipotente l’ha voluto: io mi sottopongo ai suoi decreti; ma se fossi stato istruito dei vostri progetti, avrei saputo mandarli a vuoto. —

«Giafar uscì, mandò a cercare Gelaleddin, e gli disse: — Chi v’ha dato l’ordine di stipulare il