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somma. Calcolai fra me, e vidi che guadagnava cento piastre all’incirca sul contratto. Feci sei pacchi di tutte quelle stoffe, o presentai loro il conto.

«— Io non ho denaro con me,» mi disse la giovane, «e non amo comperare a credito! fra pochi giorni verremo a prendere quelle stoffe, vi paghereno il prezzo stabilito e ne acquisteremo altre. — Come! signora,» le dissero le schiave, «voi non conoscete dunque questo giovane mercatante? e per chi lo prendete? È il figlio del sindaco dei mercatanti di Bagdad. Lo credete voi uomo da dire: Io non do la mia merce senza denaro, oppurre: Io non ho il bene di conoscervi?» Così dicendo, le schiave presero i pacchi; le dame si alzarono, e salutatomi, se ne andarono. —

«Io non pensai a chiedere a quelle dame ove dimorassero; le lasciai partire senza dir loro una sola parola, ma non tardai a pentirmene. — Perchè,» dissi fra me, «non ho domandato il loro domicilio?» Aspettai fine a sera, sempre senza veder venire nessuna persona da parte di quelle donne. Io mi alzo afflittissimo, dicendo fra me: — Oh! volesse il cielo che non avessi loro venduto nulla! Non sarebbe stato meglio guadagnare la sola metà, ed aver ricevuto il denaro? Ah! se avessi ritenute le mercanzie! Quelle donne m’hanno ingannato; lo prevedo, esse non torneranno più. —

«Assorto in tali riflessioni, chiusi la bottega, e me ne tornai a casa, assai imbarazzato di quello che direi a mio padre, quando sapesse l’accaduto. Appena entrato, mia madre s’accorse ch’io non era del solito buon umore. — Che cos’hai?» mi disse; «mi sembri arrabbiato. È inutile il dissimulare; vedo che hai alcun che ti dà pena. Dimmi cosa ti è avvenuto che tanto t’accora.» La madre mi pregò tanto, e tanto insistette, che fui costretto a raccontarle l’avventura.