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ad esprimerle quanto grande era la loro, gioia d’essere giunti abbastanza in tempo per contribuire, ciascuno in qualche cosa, a ritrarla dal pericolo urgente in cui versava, ed i voti ardenti che facevano per la lunga durata della sua vita; quindi si ritirarono.

«Mentre la giovane abbigliavasi, i principi, uscendo dal suo appartamento, andarono a gettarsi appiè del sultano loro padre, per presentargli i loro omaggi. Comparendogli davanti, trovarono d’essere stati prevenuti dall’eunuco primario della principessa, il quale stava già informandolo del loro arrivo imprevisto, e del modo onde la principessa era stata, per opera loro, perfettamente guarita. Abbracciolli il sultano col maggior giubilo, tanto più che, nel medesimo tempo, in cui li vedea di ritorno, sentiva che la nipote, cui amava come propria figluola, dopo essere stata spedita dai medici, aveva ricuperata la primiera salute in guisa affatto miracolosa. Dopo i complimenti da una parte e dall’altra soliti in simili occasioni, i principi gli presentarono la rarità da ciascuno recata: Hussain, il tappeto che aveva avuto cura di riprendere, uscendo dalla stanze della cugina; Alì, il tubo d’avorio; ed Ahmed il pomo artificiale. Fattone ciascuno a sua volta l’elogio mano mano che glielo consegnava, lo supplicarono tutti di pronunziare intorno a quello cui egli si degnasse dare la preferenza, dichiarando a chi dei tre concedesse Nuronnihar in isposa, secondo la promessa.

«Il sultano delle Indie, ascoltato con benevolenza tutto ciò che i principi vollero dimostrargli in favore di quanto avevano riportato, senza interromperli, e ben istruito sulla causa della guarigione della nipote, rimase alcun tempo in silenzio, quasi meditando su ciò che dovesse rispondere; finalmente lo ruppe, tenendo loro questo discorso pieno di saggezza.