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«Entrati, visitarono da principio, l’infermeria; attraversate molte sale, le trovarono tutte pulite; i letti erano belli, e tutti i malati avevano vicino a sè i medicamenti, le pozioni, e tutte le cose delle quali aveano bisogno.

«Visitarono poscia i pazzi. Il califfo disse a Giafar: — Bisogna che tu entri nella stanza d’uno di questi pazzi; Mesrur entrerà in un’altra, ed io nella terza.» Mosrur, frettoloso di adempire all’incarico affidatogli, disse che avrebbe cominciato egli; ed entrò subito nella prima che gli si presentò.

«Vi trovò un pazzo che si divertiva a tagliuzzare l’abito che indossava, gridando: — Bei frutti d’Irak! bei frutti d’Irak! (1)» Mesrur gli disse: — Vendetemi di que’ frutti, affinchè li faccia assaggiare ai miei compagni. — Accostatevi e prendete,» rispose il pazzo. Mesrur essendosi avvicinato quasi per prendere di que’ frutti immaginari, il pazzo lo prese pel collo, raccolse immondizie, e gliene fregò il viso. Poscia si mise a ridere, e lasciossi cadere al rovescio, continuando le risa. Mesrur, tutto confuso, corse subito a lavarsi alla fontana.

«Il califfo disse allora a Giafar d’entrare a sua volta in un’altra camera; esso vi entrò, e vide un pazzo seduto tranquillamente. — Buon giorno,» gli disse Giafar. — Buon giorno,» rispose il pazzo. «Che la pace e la benedizione di Dio siano con voi! — Mi sembrate un uomo di buon senso,» riprese Giafar; «perchè siete qui? — Ci sono perchè un giorno dissi a’ miei parenti e concittadini ch’io era un profeta mandato da Dio. Essi non vollero credermi, e sollevatisi contro di me, s’impadronirono della mia persona e m’hanno qui condotto. —

  1. L’Irak-Arabi, di cui qui si tratta, è il nome della provincia nella quale giace la città di Bagdad.