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nella primiera tristezza, rispose: — Taci, sciagurato, le cialtronerie sono qui fuor di luogo: l’uomo del quale ti parlo non è come il luogotenente di polizia, che ha paura di te, e che tratti come vuoi; è desso il Commendatore dei credenti, il grande, Aaron Alraschild, il cui nome è rispettato dall’oriente all’occidente, e che comanda a numerosi eserciti. Il più abbietto schiavo della sua corte ha maggior potere del luogotenente di polizia. Non lasciarti accecare dai successi delle tue astuzie, e pel timore che ispiri alla gente d’una certa specie; non voler correre alla tua perdita, e lasciarci senza appoggio. Io spero, per mio figlio, che l’Onnipotente vorrà venirci in aiuto. —

«Il califfo, intenerito sin alle lagrime da tali parole, si alzò per andarsene. La vecchia e la figlia lo stimolavano a fermarsi, cercando di trattenerlo, ma egli giurò che nulla avrebbegli impedito di uscire, e fuggì loro di mano.

«Rientrato Aaron nel suo palazzo, sedè sul trono e fece venire gli emiri, i visiri e gli hageb. Allorchè furono riuniti, e prostrati a lui dinanzi, ebbero innalzato, secondo l’uso, fervidi voti per la durata del suo impero, disse loro: — Ho riflettuto sull’affare di Alaeddin, che feci arrestare e mettere in prigione; e stupisco che alcuno di voi non m’abbia chiesto grazia per lui, e non gli abbia data nessuna prova di attaccamento e sensibilità.

«— Commendatore dei credenti,» rispose uno degli emiri, «il nostro rispetto ci ha trattenuti; ma ora noi imploriamo la vostra misericordia pel vostro schiavo.» Tutti gli emiri si scoprirono allora la testa, e baciarono il suolo. — Io gli perdono,» disse il califfo; «andate a trovarlo, vestitelo d’un abito d’onore, e conducetelo qui. —

«Comparso Alaeddin alla presenza d’Aaron Alra-