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polizia, a tutti insomma. Io voglio entrar al vostro servizio, e derubare le donne mentre voi spogliate gli uomini. Mi parteciperete i vostri secreti, ed io potrò riescire; imperocchè tal padrone, egual servo, simil padre, egual figlio, dice il proverbio. Però, se quando costoro sono venuti, avessero rotta la porta, e si fossero precipitati su di noi mentre non eravate qui, cosa sarebbe mai accaduto? Ma, grazie a Dio, siete venuto ancora in tempo. —

«Il califfo si mise a ridere, e la sua giovane sposa, seduta al di lui fianco, gioiva della loro liberazione, allorchè il luogotenente di polizia entrò, accompagnato dai quattro primari ufficiali, fra i quali erano Schamama ed Hassan. Aaron fece venir avanti quest’ultimo, e gli disse di chiamare l’emiro Iounis, comandante di mille uomini. Costui comparve sul momento, ed allora il padrone gli ordinò di castigare il luogotenente di polizia e Schamama.

«Iounis obbedì, e disimpegnossi dell’incarico da uomo cui esso non dispiaceva. Il castigo fu spinto sì lungi che gl’infelici vi lasciarono le unghie. Furono quindi tratti in prigione, ed Hassan fu rivestito del grado di luogotenente di polizia. — Non avete mai veduto,» disse Aaron alla vecchia, «un ladro trattare di tal guisa il luogotenente di polizia e la sua gente? — No, davvero,» disse la vecchia, «e non mi resta se non una cosa a desiderare, ed è che Iddio punisca ora il califfo per l’ingiustizia commessa verso di noi; ingiustizia senza la quale, malgrado le tue prodezze ed il maraviglioso di tutto questo, tu non avresti mai messo piede in casa nostra. —

«Il califfo, attonito per quella brusca esclamazione, disse tra sè: — Avrei io commessa qualche ingiustizia, e dato occasione a questa donna d’imprecare così contro di me?... Che male,» disse poi, «v‘ha fatto il califfo?