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tal estremo. — Dio protegge gl’infelici e gli orfani,» disse il cadì scrivendo. Ad ogni nuova domanda, la vecchia ricominciava a lamentarsi alla più bella. Il cadì crollava il capo, e non sapeva come contenersi, ed il califfo smascellavasi dalle risa.

«Finito il contratto, il cadì tagliò il lembo dell’abito ove avea scritto, e si dispose a partire; ma non volendo recarsi in istrada col vestito tagliato, lo depose, e pregò la vecchia di regalarlo a qualcheduno cui potesse ancora servire. Mentre questi usciva, la vecchia disse al genero: — Ma non pagate il cadì, ch’è venuto in persona per voi, ha scritto sul lembo del suo abito, e fu costretto a spogliarsene?

«— Lasciatelo andare,» rispose il califfo; «io non gli darò neppur un obolo.

«— Come sono avidi i ladri!» gridò la vecchia; «quell’uomo venne qui per guadagnar qualche cosa, e noi lo spogliamo!» Il califfo rise di bel nuovo, e disse alla vecchia, accommiatandosene, che partiva per andar a prendere i quattromila zecchini ed alcune stoffe per abbigliare la sposa. — Oh ladro!» soggiunse la vecchia; «tu vai dunque a spogliare il magazzino di qualche povero mercadante, derubarlo d’ogni sostanza, e ridurlo così alla miseria! —

«Il califfo, di ritorno al palazzo, si vestì cogli abiti di cerimonia, sedè sul trono, e comandò si facessero venire marmorai, falegnami, imbiancatori e pittori. Quando furono giunti, baciata la terra dinanzi al califfo, ed innalzati voti al cielo per la durata del suo regno, ordinò egli di farli stendere sulla nuda terra, e dare a ciascuno di essi duecento colpi di bastone. E siccome questi chiedevano perdono, domandando umilmente qual errore avessero commesso, li fece rialzare, e disse al capo dei marmorai:

«— Nella tal contrada, al tal sito, troverete una