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Bahman lo accompagnava a destra e Perviz alla sinistra; veniva dopo di lui la sultana, alla cui sinistra stava la principessa. In tale ordine, preceduti e seguiti dagli officiali della corte, ciascuno secondo il suo grado, ripigliarono la via della città. Mano mano che vi si accostavano, il popolo, venuto loro incontro, presentavasi in folla, molto innanzi fuor delle porte, e la gente non teneva meno gli occhi fitti sulla sultana, prendendo parte al suo giubilo, dopo sì lunghi parimenti, che sui due principi e la principessa, cui accompagnavano colle loro acclamazioni. E parimenti era assorta l’attenzione dall’uccello nella sua gabbia, cui la principessa Parizade si portava davanti, del quale ammiravano il canto, che attirava tutti gli altri uccelli, i quali lo seguivano posandosi d’albero in albero nella campagna, e sui tetti delle case nelle vie della città.

«Bahman e Perviz, colla principessa Parizade, finalmente furono condotti con tal pompa al palazzo; e alla sera si fecero grandi illuminazioni ed allegrezze, tanto nel palazzo come in tutta la città, continuandole per più giorni.»

La storia delle due sorelle invidiose finì questa notte. Il piacere col quale il sultano delle Indie sembrava averla ascoltata, fe’ concepire a Scheherazade la speranza che il sultano, suo sposo, le accorderebbe ancora il permesso di divertirlo con nuovi racconti. Infatti Schahriar s’alzò per andar a fare la sua preghiera e presiedere il consiglio, senza ordinare la morte della consorte.