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«— In tal caso,» disse la principessa, «bisogna sin d’ora pensar a preparare un pranzo degno di sua maestà, ed a tal uopo sarà bene consultare l’uccello che parla; egli c’insegnerà forse qualche cibo che sia più gradito a sua maestà.» Siccome i principi riportaronsi a ciò ch’ella stimerebbe opportuno di fare, andò ella, dopo che si furono ritirati, a consultar in particolare la bestiuola.

«— Uccello,» gli disse, «il sultano ci farà l’onore di venirvi in casa nostra, e noi dobbiamo trattarlo; insegnarci come ce ne potremo disimpegnate in modo che ne rimanga contento.

«— Mia buona padrona,» rispose l’uccello, «avete cuochi eccellenti; facciano il meglio che sanno, e sopra ogni altra cosa gli preparino un piatto di cetriuoli, con un ripieno di perle, che farete servire al sultano, preferibilmente ad ogni altra vivanda, subito alla prima portata.

«— Cetriuoli con un ripieno di perle!» sclamò Parìzade stupefatta. «Uccello, tu vaneggi; è cosa inaudita. Potrà bensì il sultano ammirarlo come una gran magnificenza, ma si troverà a tavola per mangiare e non per ammirar perle. Inoltre, quand’anche vi adoperassi tutte le perle che posso avere, non basterebbero per un ripieno.

«— Padrona,» rispose l’uccello, «fate quello che vi dico, e non v’inquietate di ciò che sarà per accadere; non ve ne avverrà se non del bene. Quanto alle perle, andate domani di buon mattino al piè del primo albero del vostro parco, a man destra, e colà fate scavare: ve ne troverete più del bisogno. —

«La medesima sera Parizade fece avvertire un giardiniere di tenersi pronto, e la mattina dopo, sull’albeggiare, lo prese seco, e condottolo appiè dell’albero insegnatole dall’uccello, gli comando di scavare. Il giardiniere si accinse all’opra, e giunto ad una certa