Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/112


100



NOTTE CDXXIII


— La principessa Parizade prese la brocca, e portando seco la gabbia coll’uccello, il fiasco ed il ramoscello, mano mano che scendeva, versava su ciascuna pietra nera che incontrava un po’ d’acqua della brocca, e ciascuna si convertiva in uomo; non avendone ommessa alcuna, ricomparvero anche tutti i cavalli, tanto de’ suoi fratelli quanto degli altri signori. Per tal modo, potè riconoscere Bahman e Perviz, e questi anch’essi la riconobbero, e corsero ad abbracciarla. Corrisposto ai loro amplessi, e dimostrando il proprio stupore:

«— Miei cari fratelli,» disse, «che fate voi qui mai?» E come le ebbero risposto che aveano dormito: «Sì,» riprese, «ma senza di me il vostro sonno durerebbe ancora, ed avrebbe forse durato sino al giorno del giudizio. Non vi ricorda ch’eravate venuti a cercare l’uccello che parla, l’albero che canta e l’acqua gialla, e di aver veduto, giungendo, le pietre nere ond’era sparso questo luogo? Guardate, e vedete se ve ne resta più una sola. I signori che ci circondano, e voi tutti, eravate quelle pietre, al par de’ vostri cavalli, che vi aspettano come potete scorgere; se bramaste poi sapere come siasi operata tal maraviglia,» proseguì, indicando loro la brocca, cui, non avendone più bisogno, aveva già deposta alle falde della montagna, «ciò fu in virtù dell’acqua ond’era piena quella brocca, e che versai su ciascuna pietra. Siccome, dopo aver reso mio schiavo l’uccello che