Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/108


96


le orecchie col cotone, per forti e tremende che potessero essere quelle voci, ne sarei colpita con molta minor impressione; siccome poi farebbero minor effetto sulla mia immaginazione, il mio spirito rimarrebbe in libertà di non turbarsi al segno di perdere l’uso della ragione.

«— Signora,» riprese il dervis; «di tutti quelli che sino al presente mi si rivolsero per informarsi della strada che chiedete, non so se alcuno siasi valso del mezzo che mi proponete. Quello che so è, che niuno me, n’ha parlato, e tutti sono periti. Ove persistiate nel vostro disegno, potete tentarne la prova; alla buon’ora; se vi riesce: ma non vi consiglierei ad esporvici.

«— Buon padre;» soggiunse la principessa, «nulla mi vieta di persistere nel mio proposito: il cuore mi dice che l’astuzia riuscirà, e sono risoluta di valermene. Non mi resta quindi se non a sapere da voi la via da prendere, ed è questa la grazia che vi scongiuro a non negarmi. —

«Il dervis l’esortò per l’ultima volta a ben consigliarsi, e scorgendola irremovibile nella propria risoluzione, cavò fuori una delle solite palle, e presentandogliela: — Prendete questa palla,» disse, «risalite a cavallo, e quando ve l’avrete gettata dinanzi, seguitela per tutti i giri che le vedrete fare rotolando fino alla montagna, sulla quale sta ciò che voi cercate; e dov’essa si fermerà: allora, sostate anche voi, mettete il piede a terra e salite. Addio; il resto v’è noto, non dimenticate d’approfittarne.»