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«La principessa Parizade, già avvezza al cavalcare per darsi il divertimento della caccia, sopportò le fatiche del viaggio meglio che altre donne avrebbero potuto fare, ed avendo percorsa la stessa via de’ fratelli nel medesimo spazio di tempo, incontrò anch’essa il dervis nel ventesimo giorno di cammino. Quando gli fu presso, smontò, e tenendo il cavallo per la briglia, andò a sedergli vicino, e salutatolo: — Buon dervis,» gli disse, «permettete che riposi alcun poco qui accanto a voi, e fatemi il favore di dirmi se non avete udito parlare che in qualche parte dei contorni vi sia in questo paese un luogo ove si trovino l’uccello che parla, l’albero che canta e l’acqua gialla? —

«Il dervis rispose: — Signora, poichè, ad onta delle spoglie maschili, la voce mi fa conoscere il vostro sesso, e così vi debbo chiamare, vi ringrazio del vostro complimento, e ricevo con piacere grandissimo l’onore che mi fate. Conosco il luogo ove si trovano le cose che mi nominaste; ma con quale scopo mi volgete voi tal domanda?

«— Buon dervis,» ripigliò Parizade, «me ne fu fatta una relazione tanto vantaggiosa, che ardo della brama di possederle. — Signora,» rispose l’altro, «vi fu detto il vero: sono cose ancor più sorprendenti e singolari che non vi furono descritte; ma vi si celano difficoltà ardue a superarsi per giungere a goderne; non vi sareste certo impegnata in un’impresa sì penosa o piena di pericolo, se ve ne avessero ben informata. Credete a me: non progredite oltre, tornate indietro, e non attendete ch’io voglia contribuire alla vostra perdita.

«— Buon padre,» soggiunse la principessa, «vengo di lontano, e mi dorrebbe assai di tornarmene a casa senza aver eseguito il mio disegno. Voi mi parlate delle difficoltà e del periglio di perdere la vita;