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aveste un istrumento ch’io potessi suonare, e voleste favorirmelo. — Signora,» le chiese Ibrahim, «sapete suonare il liuto? — Recatemelo,» disse la vaga donna, «e ve lo mostrerò. —

«Senza andar troppo lontano dal suo posto, Sceich Ibrahim, cavato dall’armadio un liuto, lo presentò alla Bella Persiana, la quale cominciò ad accordarlo. Il califfo intanto si volse al gran visir, e gli disse: — Giafar, la giovane sta per suonare il liuto: se suona bene, le perdonerò, del pari che al giovane per amore di lei; quanto a te, non dimenticherò di farti impiccare. — Commendatore de’ credenti,» rispose il gran visir, «se così è, prego dunque Iddio ch’ella suoni male. — E perchè?» ripigliò il califfo. — In quanti più saremo,» replicò Giafar, «e più avremo occasione per consolarci di morire in bella e buona compagnia. —

«Il califfo, che amava i detti arguti, si mise a ridere di quella risposta, e volgendosi all’apertura della porta, tese l’orecchio per sentire la Bella Persiana a suonare.

«Questa bella giovane preludiava già in una guisa che fece comprendere alla prima al califfo com’ella suonasse da maestra. Cominciò poscia a cantare un’arietta, ed accompagnando la voce, che aveva mirabile, col liuto, lo fece con tant’arte e perfezione, che il califfo ne rimase estatico.

«Quando la Bella Persiana ebbe finito di cantare, il califfo discese dalla scalea, seguito da Giafar, e quando fu abbasso: — In vita mia,» diss’egli al visir, «non ho inteso una voce più bella, nè suonar meglio il liuto: Isacco (1), ch’io credeva il più bravo suonatore che ci fosse al mondo, non solo non

  1. Famoso suonatore di liuto, che viveva a Bagdad sotto il califfato di Aaron-al-Raschid.