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gio, arrivò in perfetta salute al ritrovo ove già i frateli Hussain ed Alì lo attendevano.

«Alì, giunto alcun tempo prima del principe Ahmed, avea dimandato ad Hussain, venuto prima di tutti quanto tempo fosse che là si trovava; e sentito che già erano quasi tre mesi:

«— Bisogna dunque,» gli disse, «che non siate andato molto lontano.

«— Non vi dirò nulla adesso,» rispose Hussain, «del luogo ove sono stato; ma posso assicurarvi di non aver messo più di tre mesi a recarmi qui. — Se così è,» replicò Alì, «è d’uopo che vi abbiate fatto breve dimora.

«— V’ingannate, fratello,» disse Hussain; «il soggiorno che vi feci, fu di quattro in cinque mesi, e non istette che in me di trattenermivi più a lungo.

«— A meno che non siate tornato volando,» tornò a dire Alì, «non comprendo come possano essere trascorsi tre mesi dal vostro ritorno, come vorreste darmi ad intendere.

«— V’ho detto il vero,» soggiunse Hussain: «ma è un enimma del quale non vi darò la spiegazione se non all’arrivo del principe Ahmed, nostro fratello, dichiarando ad un tempo qual sia la rarità da me riportata dal mio viaggio. Quanto a voi, non so cosa ne abbiate recato; deve però essere ben piccola cosa: non veggo, in fatti, che i vostri effetti siano cresciuti.

«— E voi, principe,» riprese Ali, «tranne un tappeto di meschinissima apparenza, di cui vedo guarnito il vostro sofà, e del quale pare abbiate fatto acquisto, mi sembra ch’io possa rendervi pan per focaccia. Ma siccome pare che vogliate far mistero della rarità che portaste, non vi dispiacerà che usi altrettanto, rispetto a quella di cui ho anch’io fatto l’acquisto. —