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dando, col desiderio di scorgere il sultano delle Indie suo padre, lo vide in perfetta salute, seduto sul suo trono in mezzo al consiglio. Poi, non avendo, dopo il sultano, oggetto più caro al mondo della principessa Nuronnihar, desiderò di vederla, e la scorse assisa alla sua toletta, circondata dalle sue donne e di lieto umore. Non ebbe quindi Ali bisogno d’altra prova per convincersi essere quel tubo la cosa più preziosa che allora esistesse non solo nella città di Sciraz, ma ben anche in tutto l’universo: e credette che, trascurando d’acquistarlo, mai più non incontrerebbe una rarità consimile da riportare dal suo viaggio nè a Sciraz, quando pur vi rimanesse dieci anni, nè altrove. Disse dunque al banditore: — Mi ritraggo dal giudizio irragionevole da me formato del poco vostro buon senso, e credo rimarrete pienamente soddisfatto della riparazione che son pronto a farvi, comprando il tubo. Siccome sarei dolente che un altro fuor di me lo possedesse, ditemi al giusto a qual prezzo il venditore lo destina: senza darvi il disturbo di gridare più oltre, e stancarvi andando e tornando, non avrete che a seguirmi, ed io ve ne conterò la somma.—

«Assicurollo il banditore con giuramento di aver ordine di portarlo a quaranta borse, e per poco che ne dubitasse, d’essere pronto a condurlo dal proprietario in persona. Il principe indiano prestò fede alla sua parola, lo condusse seco, e giunti al khan dove albergava, gli numerò le quaranta borse in belle monete d’oro, rimanendo per tal guisa possessore del tubo d’avorio.

«Fatto ch’ebbe Ali quell’acquisto, immenso ne fu il giubilo pensando che i fratelli, com’egli persuadevasi, non avrebbero incontrato nulla di sì raro e degno d’ammirazione, e che così la cugina sarebbe la ricompensa delle fatiche del suo viaggio. Più non pensò quindi che a prender cognizione della corte di