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fezioni del corpo che potevano renderla compita, quella principessa aveva inoltre molto spirito; e la sua virtù senza macchia la distingueva fra tutte le donzelle del suo tempo.

«Il sultano, zio della principessa, il quale si era proposto di maritarla appena fosse giunta all’età opportuna, e formare così con qualche principe suo vicino, dandogliela in isposa, una buona alleanza, vi pensava seriamente, quando si avvide che i tre suoi figliuoli l’amavano con immenso ardore. N’ebbe grandissimo duolo non tanto perchè la loro passione gli avrebbe impedito di contrarre l’alleanza meditata, quanto per la difficoltà, cui prevedeva, di ottenere da essi che si accordassero, o che i due minori almeno acconsentissero di cederla al maggiore. Parlò dunque a ciascuno di essi in particolare, e di mostrata loro l’impossibilità che una sola fanciulla divenisse sposa di tre, e le perturbazioni cui stavano per suscitare se persistessero in tale passione, non dimenticò nulla onde persuader loro, o di stare alla dichiarazione che la principessa farebbe in favore di uno dei tre, o desistere dalle loro pretese e pensare ad altre nozze, delle quali lasciava ad essi intiera la libertà della scelta, o convenire fra loro di permettere ch’ella fosse maritata ad un principe straniero. Ma trovata un’ostinazione insuperabile, se li fece venire tutti e tre davanti, e tenne loro questo discorso:

«— Figliuoli miei, poichè pel bene e riposo vostro non ho potuto riuscire a persuadervi di non aspirar più alla mano della principessa mia nipote e vostra cugina, siccome non voglio usare di mia autorità dandola ad uno di voi preferibilmente agli altri due, mi sembra aver trovato il mezzo acconcio a rendervi contenti e conservare l’unione che deve fra di voi esistere, se vorrete ascoltarmi, ed eseguire quello che sono per dirvi. Trovo dunque opportuno chean-