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«Informatosi bene il giovane di tali particolarità, il giorno dopo si fece subito fare un abito da medico; e così vestito e colla lunga barba lasciata crescere per viaggio, si diede a conoscere, camminando per le strade, per medico di professione. Nell’impazienza di vedere la fidanzata, non differì d’andare al palazzo del sultano, dove, chiesto di parlare ad un ufficiale, fu diretto al capo degli uscieri, al quale manifestò che avrebbesi forse potuto ritenerlo come un temerario, se in qualità di medico veniva a presentarsi per tentare la guarigione della principessa, dopo che tanti altri non vi erano prima di lui riusciti; ma ch’ei sperava, in virtù di alcuni specifici noti a lui solo, e de’ quali aveva pratica, di procurarle quella salute che gli altri non aveano saputo darle. Il capo degli uscieri gli rispose ch’era il ben venuto, che il sultano lo vedrebbe con piacere, e che se riusciva a dargli la soddisfazione di rivedere la principessa nel primiero stato, poteva attendersi ad una ricompensa conveniente alla liberalità di sì possente monarca.

«— Attendetemi,» soggiunse, «sono tosto da voi. —

«Era qualche tempo che nessun medico più veniva a presentarsi; ed il sultano di Cascemir, con grande cordoglio, aveva quasi perduta la speranza di veder guarita la principessa di Bengala, ed in pari tempo quella di dimostrarle, sposandola, quanto egli l’amasse; talchè udito il capo degli uscieri, gli comandò di condurgli immediatamente l’annunziato medico.

«Il principe di Persia fu presentato al sultano di Cascemir sotto le mentite spoglie di medico, ed il sultano stesso, senza perdere il tempo in vani discorsi, dopo averlo prevenuto che la principessa non poteva sopportare la vista d’un medico senza prorompere in trasporti che non faceano se non accrescerne il male, lo fe’ salire in un gabinetto o soppalco, d’onde per una gelosia poteasi mirarla senza esserne veduti.