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— Sceich Ibrahim,» gli disse, «bisogna confessare che questo è un giardino maraviglioso; Dio ve lo conservi a lungo! Non possiamo abbastanza ringraziarvi del favore che ci faceste di lasciarci vedere un luogo sì degno d’essere ammirato; è giusto di attestarvene la nostra riconoscenza in qualche modo. Prendete, eccovi due pezze d’oro; vi prego di farci provvedere qualche cosa da mangiare, affinchè possiamo stare allegri insieme. —

«Alla vista delle due pezze d’oro, il vecchio, il quale amava molto quel metallo, sorrise sotto la barba; le prese, e lasciando Noreddin e la Bella Persiana per andar ad eseguire la commissione ond’era stato incaricato, quando fu solo: — Ecco due buone persone,» disse fra sè con molta allegrezza; «mi sarei fatto un gran torto da me medesimo, se avessi avuto l’imprudenza di maltrattarli e scacciarli. Li tratterò da principi colla decima parte di questo denaro, ed il resto mi rimarrà pel disturbo. —

«Mentre Sceich Ibrahim andava a comprare da cena, tanto per lui come per gli ospiti, Noreddin e la Bella Persiana, passeggiando pel giardino, giunsero al padiglione delle pitture che ergevasi in mezzo. Fermaronsi prima a contemplarne l’ammirabile architettura, la grandezza, l’altezza; e fattone il giro, guardandolo da tutti i lati, salirono per una larga gradinata di marmo bianco alla porta del salone, ma la trovarono chiusa.

«Il giovane e la Bella Persiana stavano appunto scendendo quando il custode giunse carico di viveri. — Sceich Ibrahim,» gli disse Noreddin con istupore, «non ci avete detto che questo giardino era vostro? — È vero,» rispose il vecchio, «e torno a ripeterlo. Perchè mi fate simile domanda? — E questo superbo padiglione,» ripigliò Noreddin, «è vostro anch’esso?» Sceich Ibrahim non si attendeva a quella se-