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«— Alzati,» gli dice il principe, «non sei tu ch’io incolpo del ratto della mia sposa; non ne incolpo se non io medesimo e la mia dabbenaggine. Senza perder tempo, va a cercarmi un abito di dervis, e bada bene di non dire che sia per me. —

«Poco lontano dalla villeggiatura esisteva un convento di dervis, il cui sceik ossia superiore era amico del custode; questi andò a trovarlo, e fattagli la falsa confidenza della disgrazia d’un ufficiale di considerazione della corte, al quale professava grandi obblighi, e ch’egli voleva favorire per sottrarlo alla collera del sultano, non ebbe difficoltà ad ottenere quanto dimandava, e portò a Firuz Schah un abbigliamento completo di dervis. Spogliatosi del suo, il principe se ne vestì, e travestito in tal guisa, munito, per la spesa e pei bisogni del viaggio che stava per intraprendere, d’una scatola di perle e diamanti da lui recata per farne dono alla sposa, uscì dal palazzo di delizie sul far della notte, incerto della strada che doveva prendere, ma risoluto a non redire se non avesse trovata e ricondotta a casa la principessa.

«Ora torneremo all’Indiano: governò egli il cavallo incantato per guisa che nello stesso giorno, di buon’ora, giunse in un bosco presso alla capitale del regno di Cascemir (1). Sentendo bisogno di mangiare, e stimando che la principessa di Bengala si trovasse nella medesima disposizione, smontò in quel bosco in un sito dove lasciò la donzella sull’erba, accanto ad un ruscello d’acqua fresca e limpidissima.

«Durante l’assenza dell’Indiano, la giovane, vedendosi in balìa d’un indegno rapitore, di cui pa-

  1. Provincia dall’Asia, lunga trenta leghe circa, e larga dodici; era soggetta al Kan degli Afghani che abitano il Candahar. Vi si fabbricano bellissimi scialli, conosciuti in Asia e nell’Europa sotto il nome di cuscemiri.