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pena ebbe udito che veniva specialmente da parte del fidanzato, acconsentì al di lui desiderio, com’ella supponeva.

«L’Indiano, lieto fra sè della facilità che trovava nel mettere ad effetto la sua ribalderia, salì sul cavallo, prese in groppa, coll’aiuto del custode, la principessa, girò il cavicchio, e tosto sollevaronsi entrambi nel più alto dell’aere.»

— Compiango la bella principessa,» sclamò Dinarzade, quando la sorella ebbe cessato di parlare. «Quell’Indiano mi commette un infame tradimento, di cui spero sarà per essere punito. — Abbi pazienza,» rispose la sultana, «e vedrai cosa accadde, se il sultano, mio signore, mi permette di continuare la novella.»


NOTTE CCCLXXXIX


La sultana, volgendosi a Schahriar, proseguì in questi sensi:

— Sire, in quel medesimo momento il sultano di Persia, seguito da tutta la corte, usciva dal suo palazzo per recarsi a quello di delizie, ed il giovane era già corso innanzi onde preparare la fidanzata a riceverlo, quando l’Indiano ostentava di passare al di sopra della città colla sua preda, per deridere il sultano ed il principe, e vendicarsi del trattamento ingiusto cui pretendeva fossegli stato fatto.

«Allorchè il re di Persia ebbe scoperto il rapitore, cui tosto riconobbe, fermossi colpito da una sorpresa tanto più sensibile ed affliggente, che impossibile era