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mostrarsi al di lei genitore. Nè il principe potè civilmente negarle la grazia ch’essa chiedeva, dopo il ricevimento e l’accoglienza avuta; laonde ebbe la compiacenza di accondiscendervi, e la giovane più non pensò se non a rendergli, per mezzo di tutti gl’immaginabili divertimenti, gradito il suo soggiorno.
«Per più giorni non furono che feste, balli, concerti, banchetti o merende magnifiche, passeggiale nel giardino, e cacce nel parco del palazzo, dov’erano ogni sorta di bestie selvatiche, cervi, capriuoli, daini, cerviatti ed altre simili, particolari al regno di Bengala la cui caccia, senza pericolo, poteva convenire alla principessa.
«Al finire di quelle cacce, riunivansi i due amanti in qualche bel sito del parco, dove facevano distendere un gran tappeto con cuscini, acciò vi potessero stare comodamente seduti, e là, riprendendo lena e riposando dall’esercizio violento sostenuto, conversavano su vari argomenti. La principessa di Bengala davasi specialmente gran cura di far cadere il discorso sulla grandezza, sulla potenza, le dovizie ed il governo della Persia, onde potere, dalle parole di Firuz Schah, aver occasione di parlargli a sua volta del regno di Bengala e de’ suoi vantaggi, è così farlo risolvere a fermarvisi; ma accadde tutt’al contrario di ciò ch’erasi proposto.
«In fatti, il principe di Persia le fece, senza esagerazione alcuna, tal fervida pittura della grandezza del regno di Persia, della magnificenza ed opulenza che vi dominavano, delle forze militari, del commercio per terra e per mare sino ai più lontani paesi alcuni de’ quali erangli sconosciuti, e della moltitudine delle sue grandi città, quasi tutte popolose quanto quella scelta dal re a sua residenza ov’erano eziandio palazzi addobbati, pronti a rice-