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del re di Persia, che ier mattina trovavasi presso suo padre, in mezzo alle allegrezze di una festa solenne, ed ora si scorge in paese sconosciuto, ov’è in pericolo di perire se voi non avete la bontà e generosità di assisterlo col vostro soccorso e la vostra protezione: e questa imploro, adorabile principessa, colla fiducia che voi non vorrete negarmela; oso persuadermelo col maggior fondamento, essendo impossibile che l’insensibilità s’incontri con tante attrattive e tanta maestà. —

«La giovane, alla quale Firuz Schah erasi così felicemente rivolto, era la principessa di Bengala, figliuola maggiore del re del paese di tal nome, il quale le avea fatto erigere quel palazzo poco discosto dalla sua capitale, dov’ella spesso veniva a villeggiare. Dopo averlo ascoltato con tutta la bontà che poteva desiderare, colla medesima bontà gli rispose: — Principe, rassicuratevi; non siete già in paese di barbari: l’ospitalità, l’umanità e la gentilezza non regnano meno nel paese di Bengala che in quello di Persia. Nè son io che vi concede la protezione cui invocate; la trovate bella e pronta non solo nel mio palazzo, ma ben anche nel regno tutto: potete credermi, e fidarvi nella mia parola. —

«Voleva il giovane ringraziare la principessa del Bengala della sua cortesia e della grazia accordatagli, ed aveva già chinato assai basso il capo per farle il suo complimento; ma essa non glie ne diede tempo. — Per quanto grande sia la mia voglia,» soggiunse, «di sapere da voi per qual avventura abbiate messo sì poco tempo a venire dalla capitale della Persia, e per qual incanto abbiate potuto giungere a presentarvi a me segretamente sì da eludere la vigilanza delle mie guardie, nondimeno, siccome non è possibile che non abbiate bisogno d’alimenti, considerandovi in qualità d’ospite ben venuto, preferisco ri-