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avevalo montato. Appena l’ebbe girato, il cavallo si sollevò in aria colla rapidità d’una freccia scoccata dal più forte e destro arciere; e per tal modo, in brevi momenti, il re, tutta la corte e la numerosa adunanza lo perdettero di vista.

«Il cavallo ed il principe Firuz Schah già più non apparivano nell’aere, ed il re di Persia faceva inutili sforzi per iscoprirlo, quando l’Indiano, inquieto di ciò ch’era accaduto, gettatosi appiè del trono, costrinse il re ad abbassare gli sguardi su lui, e prestar attenzione al discorso che gli tenne in questi sensi. — Sire,» disse, «vostra maestà vide ella medesima che il principe non mi ha, colla sua troppa furia, permesso di dargli l’istruzione necessaria per governare il cavallo. Da ciò che m’ha veduto fare, volle dimostrare che non aveva d’uopo de’ miei suggerimenti per partire e sollevarsi in aria; ma egli ignora il consiglio che io doveva dargli per far voltare il cavallo e tornare nel luogo d’onde è partito. Perciò, o sire, la grazia che domando a vostra maestà si è, ch’ella non mi voglia tener garante di checchè possa accadere alla di lui persona. Ella è troppo equa per imputarmi il male che ne può avvenire. —

«Il discorso dell’Indiano afflisse vivamente il re, il quale comprese essere inevitabile il pericolo, in cui versava il principe suo figliuolo, se vero era, come sosteneva l’Indiano, che vi fosse un segreto per far voltare il cavallo, diverso da quello che facevalo partire ed innalzarsi in aria. Gli chiese quindi perchè non lo avesse richiamato nel momento che avevaio veduto partire. — Sire,» rispose l’Indiano, «vostra maestà è stata ocular testimonio della rapidità, colla quale il cavallo ed il principe s’involarono: lo stupore che m’invase, e nel quale ancora mi trovo, mi tolse sul subito la favella; e quando fui in istato di valermene, egli era già sì lontano,