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dunque al re: — Sire, sono infinitamente grato alla maestà vostra dell’offerta ch’ella mi fa, e non posso abbastanza ringraziarla della generosità sua. Pure la supplico a non offendersi se mi prendo l’ardire di manifestarle che non posso cedere il cavallo, se non ricevendo in isposa di sua mano la principessa sua figliuola. —

«I cortigiani, che circondavano il trono del re di Persia, non poterono trattenersi dal prorompere in un grande scroscio di risa alla domanda stravagante dell’Indiano. Ma il principe Firuz Schah, primogenito del re ed erede presuntivo della corona, la udì con alta indignazione. Il monarca peraltro pensò diversamente, e credendo poter sagrificare la figliuola all’Indiano per soddisfare alla propria curiosità, rimase però sovrappensiero prima di determinarsi ad abbracciare tale partito.

«Il principe Firuz Schah, vedendo come il re suo padre esitava intorno alla risposta da dare all’Indiano, e temendo non gli accordasse ciò che questi domandava, cosa cui egli avrebbe risguardata come egualmente ingiuriosa alla dignità reale, alla sorella ed alla propria persona, prese la parola, e prevenendolo: — Sire,» gli disse, «mi perdoni la maestà vostra se oso chiederle se sia mai possibile ch’ella titubi un istante sul rifiuto che dar deve alla domanda insolente d’un uomo da nulla, d’un infame ciarlatano, dandogli così occasione di lusingarsi un sol momento ch’ei possa entrare in parentela con uno de’ più possenti monarchi della terra. La supplicò a considerare ciò, ch’ella deve non solo a sè medesima, ma ben anche al suo sangue ed all’alta nobiltà degli avi.

«— Figlio,» rispose il re di Persia, «prendo in buona parte la vostra rimostranza, e vi son grato dello zelo che dimostrate per conservare lo splendore

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