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eseguirlo. In poche parole, o sire, ecco in qual cosa consiste la maraviglia del mio cavallo: maraviglia di cui alcuno non ha mai udito parlare, e della quale m’offro di mostrare a vostra maestà la prova, ove si degni comandarmelo. —

«Il re di Persia, curioso di tutto ciò che fosse straordinario, ed il quale, dopo tante cose di tal genere da lui cercate e desiderate di possedere, non aveva nulla veduto che vi si avvicinasse, nè udito dire che nulla di simile vi fosse, disse all’Indiano non esservi che l’esperienza allora propostagli, la quale convincer lo potesse della preminenza del suo cavallo, e ch’era pronto a vederne la verità.

«L’Indiano, posto subito il piede nella staffa, saltò con leggerezza sul cavallo; e quand’ebbe messo il piede nell’altra staffa, e si fu ben assicurato in sella, chiese al re di Persia dove gli piacesse di mandarlo.

«A circa tre leghe da Sciraz eravi un’alta montagna che scoprivasi appieno dalla gran piazza nella quale trovavasi il re davanti al suo palagio, affollata di tutto il pipolo che vi si era adunato. — Vedi tu quel monte?» disse il re, accennandolo all’Indiano, «là bramo che tu ti rechi; la distanza non è grande ma basta per far giudicare della sollecitudine che metterai nell’andarvi e tornare. E poichè non è possibile di accompagnarti sin là cogli occhi, per segno certo che vi sarai stato, intendo che mi riporti un ramoscello d’una palma che si trova alle falde della montagna. —

«Appena il re di Persia ebbe finito di dichiarare con tali parole la sua volontà, l’Indiano fe’ girare un cavicchio, che sporgeva alquanto dal collo de’ cavallo, presso al pomo della sella; e tosto questi alzossi da terra, sollevando il cavaliere nell’aria come un lampo, e tant’alto, che in pochi momenti anche