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costati. Fosti tu ieri a giudicar la lite di Alì Kodjah e del mercatante che gli rubò il suo oro? Io ti ho veduto ed udito, e sono molto contento di te. —

«Non si sconcertò il fanciullo, e rispose modestamente di esserlo.

«— Figlio,» riprese il califfo, «voglio oggi farti vedere il vero Alì Kodjah ed il vero mercatante. Vieni a sederti accanto a me. —

«Allora il califfo prese il ragazzo per mano, salì, s’assise sul trono, e fattoselo sedere vicino, domandò ove fossero i litiganti. Si fecero venire innanzi, e gli vennero nominati mentre si prosternavano, e battevano colla fronte il tappeto che copriva i gradini del trono. Alzati che si furono, il califfo disse: — Ciascuno tratti la sua causa; il fanciullo che vedete, vi ascolterà e vi farà giustizia, e s’ei mancasse in qualche cosa, supplirò io. —

«Alì Kodjah ed il mercatante parlarono l’un dopo l’altro, e quando quest’ultimo venne a chiedere di prestare il medesimo giuramento fatto nel primo giudizio, il ragazzo disse non esserne ancora tempo, e che prima era d’uopo vedere il vaso delle olive.

«A tai detti, Alì Kodjah presentò il suo vaso, deponendolo appiè del califfo, e scoperchiatolo, questi guardò le olive e ne assaggiò una. Il vaso fu quindi dato ad esaminare ai periti fatti appositamente chiamare, ed il loro rapporto fu che le olive erano buone e di quell’anno. Il fanciullo disse loro che Alì Kodjah assicurava esservi state messe da ben sette anni, ed essi fecero la medesima risposta dei ragazzi finti periti, come abbiam veduto.

«Qui, sebbene l’accusato ben vedesse che i due periti avevano pronunziata la sua condanna, pur non tralasciò di voler allegare qualche cosa in propria discolpa; ma il fanciullo si astenne dal mandarlo ad impiccare, e guardando il califfo: — Commenda-