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di sorta pel vostro vaso; ed in occasione simile io avrei fatto quello che voi faceste con me. Prendete; ecco la chiave del mio magazzino: andate a pigliarlo; lo troverete nel sito medesimo in cui lo avete posto. —

«Andò Alì Kodjah al magazzino del mercante, ne riportò il vaso, e restituitagli la chiave, dopo averlo ben ringraziato del piacere ricevuto, torna al khan dove alloggiava, scopre il vaso, e mettendo la mano all’altezza in cui dovevano essere le mille pezze d’oro nascostevi, resta estremamente sbalordito di non trovarle. Crede ingannarsi, e per cavarsi immediatamente d’inquietudine, piglia una parte de’ piatti ed altri vasi della sua cucina da viaggio, e versatevi tutte le olive senza trovarvi una sola pezza d’oro, rimane immobile per lo stupore. Sollevando le mani e gli occhi al cielo: — Possibile,» sclamò, «che un uomo ch’io considerava come mio buon amico, mi abbia usata un’infedeltà tanto indegna! —

«Alì Kodjah, sensibilmente agitato dal timore di una perdita sì ragguardevole, torna dal mercante, e: — Amico,» gli dice, «non vi maravigliate se mi vedete tornare: confesso aver riconosciuto il vaso di olive, da me ripreso nel vostro magazzino, per quello che vi aveva posto; ma colle olive, stavano in esso mille pezze d’oro, che non vi trovo più. Forse che ne abbiate avuto bisogno, e ve ne serviste pel vostro traffico. Se così è, sono a vostra disposizione. Vi prego soltanto di trarmi d’affanno e farmene un cenno, che me le restituirete poi con comodo. —

«Il mercatante, il quale attendevasi quel complimento, aveva anche meditato su ciò che gli dovea rispondere. — Alì Kodjah, amico mio,» gli disse, «quando mi portaste il vaso d’olive, l’ho io toccato? Non vi ho data la chiave del mio magazzino? Non