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rimette nel sito medesimo ove lo aveva messo l’amico.»
Scheherazade cessò di parlare. — Quel mercante mi fa una cattiva azione,» disse Schahriar, alzandosi per andar a presiedere al consiglio; «spero che il suo tradimento sarà scoperto e punito. — Lo vedrete, sire, se la vostra maestà vuol accordarmi la vita per qualche giorno ancora.»
NOTTE CCCLXXIX
L’indomani, la sultana continuò di tal guisa il racconto:
— Sire, circa un mese dopo che il mercadante ebbe commessa azione sì vile, e la quale doveva costargli cara, Alì Kodjah giunse a Bagdad dal suo lungo viaggio. Siccome avea affittata prima della partenza la sua casa, smontò ad un khan, dove prese albergo, aspettando che, notificato al locatario il proprio arrivo, questi si fosse provveduto d’altro alloggio. Il dì dopo, Alì Kodjah andò a trovare il mercante suo amico, che lo accolse a braccia aperte, dimostrandogli la propria gioia pel di lui ritorno, dopo un’assenza di tanti anni, che, diceva egli, aveva già cominciato a fargli perdere la speranza di mai più rivederlo. Dopo i complimenti soliti in simili occasioni, Alì Kodjah pregò il mercante a volergli rendere il vaso d’olive affidato alla sua custodia, e scusarlo della libertà ch’erasi presa di dargliene il disturbo.
«— Mio caro amico,» rispose il mercatante. «avete torto a farmi scuse; io non ebbi disturbo