Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
293 |
sala, mentre questa, entrando dietro a lui, fa una profonda riverenza con aria franca, come per domandar licenza di mostrare la propria abilità.
«Siccome Abdalla vide che il padrone voleva parlare, cessò di battere il tamburello, e questi: — Entra, Morgiana, entra,» le disse; «Kodjah Hussain giudicherà di quello onde sei capace, e ce ne dirà il suo parere. Almeno, o signore,» soggiunse, volgendosi al finto negoziante, «non crediate ch’io entri in ispese per darvi questo bel divertimento. Me lo trovo in casa, e vedete che sono il mio schiavo e la mia cuoca e spenditrice a un tempo, quelli che me lo danno. Spero che non vi spiacerà. —
«Kodjah Hussain non si attendeva che Alì Baba fosse per aggiungere quel divertimento alla cena onde l’onorava, e ciò gli fece temere di perdere l’occasione ch’ei credeva aver trovata. Ad ogni evento però, si consolava della speranza di poterla rinvenire in breve, continuando a coltivare l’amicizia del padre e del figlio. Laonde, benchè avesse preferito che Alì Baba si fosse compiaciuto di non darglielo, finse nondimeno di mostrategliene grato, ed ebbe la condiscendenza di dichiarargli che se ne sarebbe divertito anch’egli.
«Allorchè Abdalla vide che Alì Baba e Kodjah Hussain avevano cessato dai loro discorsi, ricominciò a suonare lo strumento ed accompagnarlo colla voce sopra un’arietta da ballo; e Morgiana, la quale non la cedeva a veruna danzatrice di professione, ballò in modo da farsi ammirare, anche da tutt’altra compagnia di quella alla quale dava tale spettacolo, ed in cui forse non eravi che il falso Kodjah Hussain che vi facesse poca attenzione.
«Ballate ch’ebbe varie danze colla stessa grazia e la forza medesima, trasse finalmente dal fodero il pugnale, e tenendolo in mano, ne ballò una in cui giunse a superar sè medesima per le figure diverse,