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NOTTE CCCLXIX
— Baba Mustafà, con grande contento del masnadiero, si alzò, e senza chiudere la bottega, dove non eravi nulla di prezioso da perdere, condusse il ladrone sino al luogo nel quale Morgiana avevagli ben dati gli occhi. Giunti colà: — Qui,» disse Baba Mustafà, «qui è dove mi posero la benda, ed era voltato come mi vedete.» Il bandito, il quale aveva preparato il fazzoletto, glielo legò sugli occhi, e gli camminò allato, parte conducendolo, e parte lasciandosi da lui guidare, finchè si fermò.
«— Mi pare,» disse Baba Mustafà, «di non essere andato più innanzi.» E si trovò precisamente davanti alla casa di Cassim, dove allora dimorava Alì Baba. Prima di levargli il fazzoletto, il ladrone fe’ prestamente, con un po’ di gesso che teneva in mano, un segno sulla porta; e quando glie l’ebbe tolto, chiesegli se sapeva a chi appartenesse la casa. Baba Mustafà rispose non essere di quel quartiere, e perciò non poteva dirgli nulla.
«Quando il masnadiero vide che non poteva ricavar altro dal ciabattino, lo ringraziò dell’incomodo recatogli; e lasciatolo tornare alla sua bottega, ripigliò la via della selva, persuaso di trovarvi buonissima accoglienza.
«Poco tempo dopo che il ladrone ed il ciabattino si furono separati, Morgiana uscì dalla casa di Alì Baba per non so qual affare; e tornando, notato il segno fatto dal ribaldo, si fermò per osservarlo. — Cosa significa quel segno?» disse fra sè; «vor-