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sapevano già ciò ch’egli aveva tanto interesse a tener celato; ma il fallo era commesso, nè si potea riparare. Senza dar al fratello il minimo segno di stupore, ne’ di dispiacere, gli confessò il fatto, o raccontò pure per qual caso avesse scoperto l’asilo dei ladroni ed in qual sito, offerendogli quindi, se volesse conservare il segreto, di fargli parte del tesoro.

«— Lo pretendo anche,» ripigliò Cassim con fiero accento; «ma,» soggiunse, «voglio sapere dove sia precisamente il tesoro, i segni, gl’indizi, e come possa entrarvi anch’io, se me ne venisse voglia; altrimenti corrò a denunziarvi alla giustizia. Se ricusate, non solo dovrete sperarne più nulla, ma ben anco perderete ciò che ne prendeste, mentr’io, per avervi denunziato, ne avrò la mia parte. —

«Alì Baba, piuttosto per buona indole, che intimidito dalle minacce insolenti d’un barbaro fratello, lo istruì pienamente di quanto desiderava, come anche delle parole di cui bisognava servirsi per entrare nella grotta ed uscirne.

«Cassim non ne chiese di più. Lasciò il fratello, risoluto di prevenirlo, e pieno di speranza d’impossessarsi egli solo del tesoro, parte il giorno dopo di buon mattino, prima dello spuntar dell’alba, con dieci muli carichi di grandi forzieri, ch’ei si propone di riempire, riservandosi di condurne un numero maggiore in un secondo viaggio, secondo i carichi che avrebbe trovato nella grotta. Prende dunque la via insegnatagli da Alì Baba, e giunto presso alla rupe, e riconosciuti i segni e la pianta su cui erasi nascosto Alì Baba, cerca la porta, la trova, e per farla aprire, pronunzia le parole: «Sesamo, apriti.» Spalancasi la porta, egli entra, e quella tosto si richiude.

Esaminando la grotta, stupisce altamente vedendo ricchezze molto maggiori che non avesse immaginato dal racconto di Alì Baba, e la sua ammirazione crebbe