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vati in casa, da me mandativi da qualche tempo col loro precettore per godervi la buon’aria, ci avevano lasciati onde entrare nel bosco, e siccome andavano cercando nidi d’uccelli, ne scoprirono uno fra i rami d’un foltissimo albero. Tentarono subito di salirvi; ma non avendo la forza, nè la destrezza di riuscire, lo mostrarono ad uno schiavo, ch’io aveva loro dato, e mai non li abbandonava, dicendogli d’andar a snidare gli uccelli. Salì lo schiavo sull’albero, e giunto al nido, stupì vedendolo fatto entro un turbante. Prende il nido com’era, discende dalla pianta, e fa osservare a’ miei figliuoli il turbante; ma non dubitando non fosse cosa cui aggradissi di vedere, lo diede al maggiore perchè me lo portasse.

«Io li vidi venire da lontano coll’allegria solita de’ fanciulli quando trovano un nido, e presentatomelo: — Papà,» mi disse il primogenito, «guarda questo nido in un turbante.»


NOTTE CCCLXI


— «Saadi e Saad non furono meno di me sorpresi della novità; ma io lo fui ben più di loro, riconoscendo il turbante per quello che il nibbio mi aveva involato. Nel mio stupore, dopo averlo esaminato e rivolto bene da tutte le parti, domandai ai due amici: — Signori, avete bastante buona memoria per ricordarvi esser questo il turbante ch’io portava il giorno, in cui mi faceste l’onore di parlarmi per la prima volta?

«— Non credo,» rispose Saad, «che Saadi vi