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«Alla domane, essendo convenuto con Saadi e Saad di partire a buonissima ora per goder del fresco, ci recammo, prima dello spuntar dell’alba, alla sponda del fiume, dove imbarcatici sopra un magnifico battello, guarnito di tappeti, che ci si era apparecchiato, col favore di sei buoni remiganti e della corrente, in un’ora e mezzo circa di navigazione, approdammo al mio casino di campagna.
«Smontando a terra, fermaronsi i due amici, meno per considerarne la bellezza esterna, quanto per ammirarne la situazione vaghissima per le belle vedute, nè troppo limitate, nè troppo estese, che la rendevano amena da tutti i lati. Li condussi negli appartamenti, e ne feci loro notare gli accessori, le dipendenze ed i comodi, cose tutte che li empirono di maraviglia.
«Entrammo poi nel giardino, ove ciò che più loro piacque fu una selva d’aranci e cedri di tutte le specie, ond’era profumata l’aria, che sorgevano in filari a distanze eguali, inaffiati, d’albero in albero, da un rigagnolo perpetuo d’acqua viva presa dal fiume. L’ombra, la freschezza nel massimo ardore del sole, il dolce mormorio dell’onda, il garrito armonioso d’un’infinità d’uccelli, e parecchi altri diletti li colpirono in modo che fermavansi quasi ad ogni passo, ora a dimostrarmi la loro soddisfazione per averli condotti in luogo di tanta delizia, ora per felicitarmi dell’acquisto da me fatto, e volgermi altri cortesissimi complimenti.
«Li condussi sino in capo a quella selva, ch’è molto lunga e larga, e feci lor notare un bosco di alti alberi che termina il mio giardino; guidatoli quindi ad un gabinetto aperto da tutte le parti, ma ombreggiato da un gruppo di palme che non impedivano la libera vista, li invitai ad entrarvi per riposare sopra un sofà adorno di tappeti e cuscini.
«Intanto, due de’ miei figliuoli, che avevamotro-