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vi supplico a non volermi far tal dispiacere.» Quando furono seduti al posto che lor si doveva, mi assisi dirimpetto.

«Allora Saadi, prendendo la parola e volgendosi a me: — Kodjah Hassan,» disse, «non saprei esprimere quanta gioia io provi vedendovi all’incirca nella condizione ch’io bramava, quando vi feci dono, senza rinfacciarvelo, di dugento pezze d’oro, tanto la prima che la seconda volta, e son persuaso che le quattrocento pezze abbiano prodotto il cambiamento maraviglioso nella vostra fortuna, che veggo con molto piacere. Una sola cosa mi spiace: non comprendo, cioè, qual ragione possiate aver avuto per dissimularmi ben due volte la verità, adducendo perdite accadute per certi contrattempi che mi parvero e mi sembrano tuttora incredibili. Sarebbe forse che quando vi vedemmo l’ultima volta, avevate ancora sì poco avanzati i vostri affari, tanto colle prime duecento, come colle duecento ultime pezze d’oro, che vi vergognaste di farne la dichiarazione? Voglio crederlo così anticipatamente, ed attendo che mi confermiate nella mia opinione. —

«Saad udì il discorso di Saadi con somma impazienza, per non dir indignazione, e lo dimostrò cogli occhi bassi, e scuotendo la testa. Pure lo lasciò parlare sino alla fine senza aprir bocca; ma quand’ebbe terminato: — Saadi,» ripigliò, «perdonatemi se prima che Kodjah vi risponda, io lo prevenga per dirvi che ammiro la vostra prevenzione contro la sua sincerità, e che persistiate a non voler prestar fede alle assicurazioni che ve ne diede prima. V’ho già detto, e lo ripeto, ch’io gli ho creduto subito, sul semplice racconto de’ due accidenti occorsigli; e checchè ne possiate dire, sono persuasissimo che siano veri. Ma lasciamolo parlare; saremo da lui medesimo chiariti, chi di noi due gli renda giustizia.»