Pagina:Le mille ed una notti, 1852, III-IV.djvu/656


238


NOTTE CCCLIX


— «Era già qualche tempo che avea abbandonata l’antica mia piccola casuccia, per venirmi a stabilire nella nuova, allorchè Saadi e Saad, i quali sin allora non avevano più pensato a me, se ne ricordarono. Laonde, convenuti d’un giorno di passeggio, passando per la via dove mi avevano veduto, rimasero altamente sorpresi di non iscorgermi colà occupato nel mio piccolo negozio di cordami, come di consuetudine, e domandarono cosa fosse stato di me, e se fossi morto o vivo. Crebbe la loro maraviglia quand’ebbero saputo che l’uomo, del quale domandavano, era divenuto un ricco mercante, e che non lo si chiamava più semplicemente Hassan, ma bensì Kodjah Hassan Alhabbal, vale a dire il mercatante Hassan il cordaio, e ch’erasi fatta fabbricare in una via, cui lor nominarono, una casa dell’apparenza d’un palazzo.

«I due amici vennero a cercarmi in quella via, e strada facendo, Saadi, non potendo immaginarsi che il pezzo di piombo fosse origine di sì alta fortuna: — Provo la maggior gioia,» disse a Saad, «di aver formata la fortuna di Hassan Alhabbal: ma non approvo che m’abbia dette due menzogne per cavarmi quattrocento pezze d’oro invece di duecento, non potendo certo attribuire la sua fortuna al pezzo di piombo che voi gli deste, e nessuno ve lo attribuirebbe meglio di me.

«— Tale è il vostro pensiero,» rispose Saad, «ma così non la penso io, nè veggo perchè vogliate fare a