Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
226 |
quel malaugurato cambio? Potrete dirmi che doveva avvertirne la moglie; ma io non crederò mai che persone sagge, quali son persuaso voi siate, mi avrebbero dato tale consiglio. Quanto al non averle nascoste altrove, qual certezza poteva io avere che vi stessero in sicurezza maggiore? Signore,» aggiunsi, volgendomi a Saadi, «a Dio non piacque che la vostra liberalità giovasse ad arricchirmi, per uno de’ suoi impenetrabili segreti che a noi non è lecito investigare. Egli mi vuol povero, e non ricco. Non lascio però di avervene la medesima gratitudine, come se la vostra intenzione si fosse effettuata. —
«Qui tacqui, e Saadi, presa la parola, mi disse: — Hassan, quando pur volessi persuadermi che il vostro racconto sia vero come pretendete di farci credere, e non fosse per celare i vostri vizi o la mala vostra economia, come potrebbe ben essere, pure mi guarderò dal passar oltre, ostinandomi a fare uno sperimento capace di rovinarmi. Non mi dolgo delle quattrocento pezze d’oro delle quali mi sono privato per tentare di trarvi dalla povertà; l’ho fatto per l’amor di Dio, non aspettandomi; da parte vostra, altra ricompensa fuor del piacere di avervi fatto un po’ di bene. Se alcuna cosa fosse mai capace di farmene pentire, sarebbe l’essermi rivolto a voi piuttosto che ad un altro, il quale ne avrebbe forse cavato miglior profitto.» Poi, voltosi all’amico: «Saad,» continuò, «potete dalle mie parole comprendere, che non vi dò affatto causa vinta. Siete però libero di tentar l’esperienza di ciò che pretendete da tanto tempo. Fatemi vedere esservi altri mezzi, fuor del danaro, capaci di formare la fortuna d’un pover uomo, nel modo che l’intendo io e voi pure l’intendete, nè vogliate cercare altro individuo che questo Hassan. Checchè possiate dargli, non posso persuadermi ch’ei divenga più ricco che non seppe fare colle quattrocento pezze d’oro. —