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restavano, ce ne risentimmo tutti nella nostra famiglinola; ma ben presto ricaddi nel medesimo stato di prima, e nell’impotenza stessa di cavarmi dalla miseria. Pure non ne mormorai. — Iddio,» diceva, «volle provarmi dandomi del bene, allorchè meno me l’aspettava, e me lo tolse quasi nel tempo stesso, poichè così gli piacque ed era suo. Ch’ei sia lodato, come finora feci, pei benefizi che si degnò impartirmi! Mi sottometto senza mormorare alla sua volontà. —
«Mi trovava in simili sentimenti, mentre mia moglie, cui non avea potuto a meno di mettere a parto della perdita patita, e del modo onde m’era venuta, stava inconsolabile. Erami pure sfuggito, nel mio turbamento, di dire a’ vicini che, perdendo il turbante, io perdeva una borsa di cento novanta pezze d’oro. Ma siccome era loro nota la mia povertà, nè potevano comprendere come avessi col lavoro guadagnata una sì grossa somma, non fecero che riderne, ed i ragazzi ancor più di essi.
«Erano corsi circa sei mesi dacchè il nibbio aveami prodotto il malanno testè narrato alla maestà vostra, quando i due amici, passando poco lontano dal quartiere nel quale io abitava, quella vicinanza fece in guisa che Saad si ricordasse di me. Laonde disse a Saadi: — Non siamo lontani dalla contrada ove dimora Hassan Alhabbal; passiamo di là, e vediamo se le duecento pezze d’oro che gli avete date, abbiano contribuito a metterlo in caso di fare almeno una fortuna migliore di quella nella quale lo abbiamo veduto.
«— Benissimo,» rispose Saadi; «è qualche giorno,» soggiunse, «che pensava a lui, facendomi un sommo piacere del giubilo che proverei rendendovi testimonio della prova della mia proposizione. Vedrete in lui un gran cangiamento, e già m’attendo che dureremo fatica a riconoscerlo. —