Pagina:Le mille ed una notti, 1852, III-IV.djvu/631


213


NOTTE CCCLIII


Questa notte, Scheherazade, continuando il racconto:

— «Saad,» ripigliò Saadi, «ben veggo che nulla guadagnerei persistendo a sostenere la mia opinione contro la vostra; voglio farne l’esperienza per con vincervene, dando, per esempio, in puro dono, una somma qual io vorrei ad uno di questi artigiani, poveri di padre in figlio, che oggi vivono alla giornata, e muoiono mendichi come nacquero. Se non riesco, vedremo se voi riuscirete meglio nel modo che intendete. —

«Alcuni giorni dopo tale contestazione, accadde che i due amici, passeggiando insieme, passarono pel quartiere dov’io lavorava nel mio mestiere di cordaio, imparato da mio padre, e ch’egli aveva imparato da mio avolo, come questi dai nostri antenati. Al vedere il mio arnese ed il mio vestiario, non fu lor difficile giudicare della mia povertà.

«Saad, il quale si ricordò delle parole di Saadi, gli disse: — Se non avete dimenticato l’impegno preso con me, ecco un uomo,» soggiunse, accennandomi, «che da molto tempo veggo esercitare il medesimo mestiere di cordaio, e sempre nello stesso stato di povertà. È un individuo degno della vostra liberalità, ed adattatissimo per fare l’esperienza di cui parlavate l’altro ieri.

«— Me ne ricordo tanto bene,» ripresse Saadi, «che porto addosso di che fare l’esperimento che dite; non aspettava so non l’occasione di trovarci