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denza di gratificarti de’ suoi doni, debbano essere straordinarie. Sono curioso di saperle da te medesimo, e ti feci chiamare per prendermi tale soddisfazione. Parlami dunque sinceramente, affinchè io possa partecipare con maggior cognizione di causa alla tua felicità. Ed acciò la mia curiosità non ti sia sospetta, e tu non creda ch’io vi prenda altro interesse fuor di quello che testè dissi, ti dichiaro che lungi dall’avervi nessuna pretesa, ti do la mia protezione onde ne goda in tutta sicurezza. —

«Dietro tale assicurazione del califfo, prosternossi Kodjah Hassan davanti al trono, battè la fronte sul tappeto ond’era coperto il suolo, e rialzatosi: — Commendatore de’ credenti,» disse, «ogni altro fuor di me, che non avesse pura e netta la coscienza quanto me la sento io, avrebbe potuto turbarsi ricevendo l’ordine di comparire davanti al trono di vostra maestà; ma siccome io ho mai sempre nutrito per lei sentimenti di rispetto e venerazione, e nulla ho fatto contro l’obbedienza che le debbo, nè contro le leggi, che potesse attirarmi la sua indignazione, la sola cosa che m’abbia fatto qualche pena, è il timore onde fui colto di non poterne sostener lo splendore. Nondimeno, dietro la bontà colla quale pubblica la fama che la maestà vostra riceve ed ascolta l’infimo de’ suoi sudditi, mi sono rassicurato, e non dubitai anch’ella non fosse per darmi il coraggio e la fiducia di procurarle la soddisfazione che potesse esigere da me. Questo è, Commendatore de’ credenti, ciò che la maestà vostra mi fece testè esperimentare, concedendomi, senza sapere s’io l’abbia meritata, la potente sua protezione. Spero ch’ella si manterrà in un sentimento tanto per me onorevole, quando, per soddisfare al suo comando, le avrò fatto il racconto delle mie avventure. —

«Dopo questo piccolo complimento per conciliarsi