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«— Son pronto a farlo,» disse il dervis; «ma dovete ricordarvi,» soggiunse, «che se ne ponete sull’occhio destro, diventerete subito cieco. Tale è la virtù di questa pomata, e bisogna che vi ci accomodiate. —

«Lungi dal persuadermi che il dervis dicesse la verità, m’immaginai, invece, vi fosse sotto qualche nuovo mistero cui mi volesse celare.

«— Fratello,» risposi sorridendo, «ben veggo che volete vendermi lucciole per lanterne; non è naturale che questa pomata faccia due effetti così opposti.

«— Eppure la cosa è qual ve la dico,» riprese il dervis, prendendone a testimonio il nome di Dio, «e dovete credere alla mia parola, poiché non so svisare la verità. —

«Non volli fidarmi alla parola del dervis, che mi parlava da uomo d’onore; il desio invincibile di contemplare a mio bell’agio tutti i tesori della terra, e forse di goderne tutte le volte che bramassi darmene il diletto, spinsemi a non voler ascoltare le sue parole, nè a persuadermi della cosa che pur troppo era vera, come sperimentai a breve per mio mal costo.

«Nella prevenzione in cui mi trovava, m’immaginai persino che se quella pomata aveva la virtù di farmi vedere tutti i tesori della terra applicandola all’occhio sinistro, avrebbe avuta forse, applicandola al destro, la virtù di metterli a mia disposizione; in tal pensiero m’ostinai a supplicare il dervis perchè volesse impiastrarmene l’occhio destro; ma egli negò costantemente di acconsentirvi.

«— Dopo avervi fatto tanto bene, fratello,» mi diss’egli, «non posso risolvermi a farvi un sì gran male. Considerate bene voi stesso qual disgrazia sia l’essere privo della luce, e non vogliate ridurmi