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cipessa, «e mi dà sì poca inquietudine, che non avrei mai creduto dovesse trasparirmi sul volto per farvene accorto. Ma poichè, contro mia aspettativa, vi scorgete qualche alterazione, non ve ne dissimulerò la causa, ch’è di lievissima importanza. Aveva creduto come voi,» continuò Badrulbudur, «che il nostro palazzo fosse il più superbo, magnifico e perfetto che mai esistesse. Non ostante vi dirò che cosa mi venne in pensiero, dopo aver ben esaminata la sala dalle ventiquattro finestre. Non pare anche a voi, quanto a me, che non vi sarebbe più nulla a desiderare, se in mezzo alla cupola fosse sospeso un uovo di roc? — Principessa,» disse Aladino, «basta che voi troviate mancarvi un uovo di roc, acciò anch’io vi trovi il medesimo difetto. Vedrete, dalla mia premura nel rimediarvi, non esserci nulla ch’io non faccia per amor vostro.»
NOTTE CCCXLI
— Sull’istante,» disse Scheherazade, «Aladino, lasciata Badrulbudur, salì al salone delle ventiquattro finestre, ed ivi, tratta dal seno la lucerna che portava sempre indosso, in qualunque luogo andasse, dopo il pericolo incorso per aver trascurata simile precauzione, la strofinò, e tosto comparsogli davanti il genio, così gli disse: — Genio, manca a questa cupola un uovo di roc sospeso nel mezzo della volta; ti chieggo, in nome della lucerna che tengo in mano, di fare in modo che codesto difetto venga riparato. —
«Non avea finito di pronunciare tali parole, che il genio mandò un grido sì romoroso e spavente-