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le vostre spese. Gli altri fondi che mi assegnaste, sono anch’essi esauriti; ed i vostri fittaiuoli e quelli che vi devono censi, m’hanno fatto vedere sì chiaramente aver voi trasmesso ad altrui quanto essi tenevano di vostra pertinenza, che non posso più nulla esigere da loro sotto il vostro nome. Ecco i miei conti; esaminateli, e se desiderate ch’io continui a prestarvi i miei servigi, assegnatemi altri fondi, o permettete di ritirarmi....» Rimase Noreddin tanto stupefatto a quel discorso, che non seppe rispondere parola.
«L’amico che stava in ascolto ed aveva tutto in teso, rientrò subito, e partecipò agli altri convitati il discorso udito. — Sta in voi,» continuò poscia, «il profittare dell’avviso; quanto a me vi dichiaro che oggi è l’ultimo giorno che mi vedrete in casa di Noreddin. — Se così è,» risposero quelli, «non abbiamo più nulla da fare in casa sua, ed al par di voi, non ci rivedrà dunque ulteriormente. —
«Noreddin tornò in quel momento, e per quanto bel viso facesse per procurar di rimettere i suoi convitati in allegria, non potè però dissimulare tanto bene ch’essi non si avvedessero ottimamente della verità da loro in quel punto intesa. Erasi appena acco modato al suo posto, quando uno degli amici si alzò, e gli disse: — Signore, mi duole assai di non potervi tener compagnia più a lungo: vi supplico di permettermi che me ne vada. — Qual affare vi astringe mai a lasciarci così presto?» rispose Noreddin. — Signore,» ripigliò l’altro, «mia moglie ha oggi partorito; non ignorate che la presenza d’un marito in simile occasione è sempre necessaria. —
«E fatta una gran riverenza, partì. Poco dopo, un secondo si ritirò con un altro pretesto. I restanti fecero l’un dopo l’altro la medesima cosa, finchè non rimase più uno solo dei dieci amici che sin allora avevano tenuta sì buona compagnia al giovane prodigo.