Pagina:Le mille ed una notti, 1852, III-IV.djvu/569


155


abbiate molto sofferto. Non si vien trasportati in un intiero palazzo da un sito all’altro, e tanto repentinamente come lo foste, senza gran terrore ed angosce mortali. Voglio che mi raccontiate com’è stata, e non mi celiate cosa alcuna. —

«La principessa si fece un piacere di dar al padre la soddisfazione che chiedeva, e gli disse: — Sire, se sembro così poco cangiata, supplico vostra maestà a voler considerare che sin da ieri di buon mattino cominciai a respirare per la presenza di Aladino mio caro sposo e liberatore, cui aveva riguardato e pianto come perduto per me; e che la felicità non ha guarì provata di abbracciarlo, mi rimette all’incirca nella medesima calma di prima. Tutto il mio dolore però, a propriamente parlare, non fu che per vedermi strappata da vostra maestà e dal caro mio sposo, non solo riguardo alla mia inclinazione per Aladino, ma anche per l’inquietudine in cui mi trovava sui tristi effetti dello sdegno vostro, al quale non dubitava non dovesse egli trovarsi esposto, innocente qual pur era. Ho meno sofferto dall’insolenza del mio rapitore, che mi teneva discorsi che non mi piacevano, avendone arrestato il corso mercè l’ascendente che seppi prendere su di lui. D’altra parte, fui sempre rispettata, quasi come lo sono di presente. Quanto al mio rapimento, Aladino non vi ebbe parte veruna; io sola ne sono la cagione innocentissima. —

«Onde persuadere il sultano che gli dicea la pura verità, gli fece essa l’esposizione minuta del travestimento del mago affricano in mercante di lucerne nuove da scambiare colle vecchie, e del divertimento preso di fare il cambio della lucerna di Aladino, di cui ignorava il segreto e l’importanza; del rapimento del palazzo e della sua persona, dopo quello scambio, e del trasporto dell’uno e dell’altra in Affrica,