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ch’essa produce, e credetti che se ve n’ha, voi sapreste trovarne del migliore. —
NOTTE CCCXXXVII
— Sire, il mago, il quale aveva riguardato come impossibile la felicità di pervenire sì facilmente e tanto presto ad entrare nelle buone grazie della principessa Badrulbudur, le manifestò di non saper trovare termini abbastanza energici per impiegarle quanto fosse sensibile alla di lei bontà; ed in fatti, per finire alla più breve un colloquio, dal quale avrebbe assai stentato a cavarsi se si fosse impegnato più innanzi, si gettò sul vino affricano, di cui essa avevagli parlato, e le disse che fra i vantaggi de’ quali l’Affrica potea gloriarsi, quello di produrre squisitissimi vini era uno de’ principali; che ne aveva una botte di sette anni non ancor toccata, e che, senza volerlo troppo apprezzare, era un vino che superava in bontà i più eccellenti del mondo. — Se la mia principessa,» soggiunse, «me lo permette, andrò a prenderne un paio di bottiglie, e sarò fra poco di ritorno. — Mi dorrebbe di darvi questo disturbo,» rispose la principessa; «sarebbe meglio che mandaste qualcuno. — È necessario che ci vada io stesso,» tornò a dire il mago; «niuno fuor di me sa dove sia la chiave del magazzino, e nessuno sa pure il segreto di aprirlo. — Se così è,» rispose la principessa, «andate dunque e tornate subito. Più tempo ci metterete, e maggior impazienza avrò di rivedervi; pensate che appena sarete di ritorno, ci metteremo a tavola. —
«Pieno il mago di speranza della pretesa sua fe-