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dero, togliere la benda dagli occhi di Aladino e lasciarlo libero; diede pur ordine agli sciaù di proclamare che il sultano gli faceva grazia, e che ognuno dovesse ritirarsi.

«Allora tutti quelli ch’erano già montati sull’alto delle mura, testimoni dell’accaduto, abbandonarono il loro disegno, e scesi in pochi istanti, pieni di giubilo per aver salvata la vita ad un uomo che amavano di cuore, riferirono a tutti quelli che stavano loro intorno la felice novella, la quale passò in breve a tutto il popolo adunato sulla piazza, e le grida degli sciaù, che dall’alto delle terrazze, su cui erano saliti, annunziavano la medesima cosa, terminarono di farla pubblica. La giustizia dal sultano resa allora ad Aladino, facendogli grazia, disarmò la moltitudine, fè’ cessare il tumulto, ed insensibilmente ciascuno si ritirò alle proprie case.

«Allorchè Aladino si vide libero, alzò la testa verso il balcone, e scorgendovi il sultano: — Sire,» gridò, alzando la voce in modo commovente, «supplico vostra maestà ad aggiungere una nuova grazia a quella che testè si degnò accordarmi, e di farmi conoscere qual sia la mia colpa. — La tua colpa, perfido?» rispose il sultano; «già nol sai? Vieni qui,» soggiunse, «e te la farò conoscere. —

«Salì Aladino, e quando si fu presentato: -— Seguimi,» gli disse il sultano, camminandogli dinanzi senza guardarlo. Lo condusse al gabinetto aperto, e giunto alla porta: — Entra,» soggiunse; «tu devi sapere dove sia il tuo palazzo: guarda da tutte le parti, e dimmi che cosa ne avvenne. —

«Il giovane guarda, e nulla vede; scorge bensì tutto il terreno che il suo palazzo occupava, ma non sapendo indovinare come avesse potuto scomparire, quell’avvenimento sì straordinario e sorprendente lo mise in tal confusione e lo sbalordì in modo da impedirgli di rispondere una sola parola, al sultano.