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lo pregò di tornare il giorno dopo, e condurre tre o quattro dei comuni amici. A poco a poco formò una brigata di dieci persone all’incirca della sua età, e passava il tempo con essi in feste ed allegrie continue. Anzi non v’era giorno, in cui non li rimandasse ciascheduno con qualche regalo.
«Talora, per far maggior piacere a’ suoi amici, Noreddin faceva venire la Bella Persiana: ella aveva la compiacenza di obbedire, ma non approvava quella prodigalità eccessiva, e gliene esternava liberamente il suo sentimento. — Non dubito,» dicevagli essa, «che il visir vostro padre non v’abbia lasciato molte ricchezze; però, per quanto grandi possano essere, non vi dispiaccia che una schiava vi rammenti, che ne vedrete in breve il fine, se continuate a condurre simil genere di vita. Si può trattare qualche volta gli amici, e divertirsi con loro, ma farne uso giornaliero, è un correre sull’ampia via dell’ultima miseria. Pel vostro onore e la vostra riputazione, fareste molto meglio a seguire le orme del defunto vostro padre, e mettervi in grado di pervenire alle alte cariche che gli acquistarono tanta gloria. —
«Noreddin ascoltò la Bella Persiana ridendo, e quand’ebbe finito: — Mia bella,» cominciò a dirle continuando a ridere, «lasciamo questi discorsi, e non pensiamo che a stare allegri. Il fu mio padre mi ha sempre tenuto in grande strettezza; ora mi piace godere di quella libertà per la quale tanto sospirai prima della sua morte. Avrò sempre tempo di ridurmi alla vita regolata onde mi parlate; un uomo della mia età deve prima darsi il diletto di gustare i piaceri della gioventù.»
Il giorno cominciava ad indorare l’appartamento del sultano, e Scheherazade cessò di parlare. Schahriar prendeva troppo diletto alla storia di Noreddin, per non permettere alla sultana di narrarne la conti-