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in lutto inesprimibile la casa, la corte e la città. Il re lo pianse come un ministro saggio, zelante e fedele, e tutta la città siccome un protettore e benefattore. Non eransi mai più veduti sì onorevoli funerali in Balsora. I visiri, gli amici, e generalmente tutti i grandi di corte sollecitaronsi a portarne il feretro sulle spalle, gli uni dopo gli altri, fino al luogo della sepoltura; e dai più ricchi fino ai più poveri della città, tutti: ve lo accompagnarono piangendo.

«Diede Noreddin tutti i segni della grande afflizione che la perdita fatta doveagli cagionare, e rimase in casa gran pezzo senza vedere alcuno. Un giorno finalmente permise che si lasciasse entrare un suo intimo amico, il quale, procurando di consolarlo, e vedutolo disposto a dargli ascolto, gli disse, che dopo aver reso alla memoria del padre tutto ciò che gli dovea, e soddisfatto pienamente a quanto, la convenienza domandava, era tempo che ricomparisse nel mondo, vedesse gli amici, e sostenesse il grado che la nascita ed il suo merito avevangli acquistato. — Noi peccheremmo,» soggiunse, «contro le leggi della natura e anche contro le leggi civili, se quando son morti i nostri padri non rendessimo loro tutti i doveri che la tenerezza esige da noi, e saremmo ritenuti come insensibili. Ma dacchè vi abbiamo soddisfatto, e che non ce ne può esser fatto rimprovero, siamo obbligati a riprendere il medesimo ordine di prima, e vivere nel mondo nelle solite abitudini. Asciugate dunque le lacrime, e ripigliate quell’aria d’allegria che ha mai sempre ispirato la gioia ovunque vi trovavate. —

«Ragionevolissimo era il consiglio dell’amico; e Noreddin avrebbe evitati tutti i guai che gli accaddero, se lo avesse seguito con tutta la regolarità che richiedeva. Si lasciò persuadere senza difficoltà, trattò anche a pranzo l’amico, e quando volle andarsene,