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non chiamavasi altrimenti, dal tempo che aveva sposata la principessa Badrulbudur. — Non vi dico già,» continuò l’altro, «che sia una delle maraviglie dell’universo; ma bensì essere la maraviglia unica che esista al mondo: mai non si è veduta cosa più grande, ricca e magnifica! È d’uopo dire che veniate molto da lontano, se non avete ancora udito favellarne. In fatti, se ne deve parlare per tutta la terra, dacchè fu fabbricato. Andate a vederlo, e direte se avrò esagerato. — Perdonate alla mia ignoranza,» ripigliò il mago; «son giunto ieri appena, e vengo veramente sì da lontano, voglio dire dall’estremità dell’Affrica, che la fama non erane ancor giunta sin là quando partii; e siccome, per riguardo all’affare urgente che qui mi guida, non ebbi nel mio viaggio altra mira che di giungere al più presto, senza fermarmi, nè fare veruna conoscenza, non ne sapeva se non quanto testè me ne diceste. Ma non mancherò di andarlo a vedere: la mia impazienza anzi è tale, che m’accingo a soddisfar subito alla mia curiosità, se voleste farmi la grazia d’insegnarmi la strada. —

«La persona alla quale il mago erasi rivolto, si compiacque insegnargli la via da percorrere onde veder di prospetto il palazzo d’Aladino, e lo stregone, alzatosi tosto, vi andò al momento. Quando vi fu giunto, ed ebbe esaminato da vicino e da tutti i lati il palazzo, non dubitò che il giovine non si fosse servito della lucerna per fabbricarlo; chè, senza fermarsi all’impotenza di Aladino, figliuolo d’un semplice sartore, egli non ignorava essere dato soltanto di operare simili maraviglie a’ geni schiavi della lucerna, il cui acquisto eragli fallito. Punto al vivo della felicità e della grandezza di Aladino, della quale non facea quasi differenza con quella del sultano, tornò al khan ove avea fissato il domicilio.»