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con tutta l’industria a finir l’opera, di cui ella ci aveva incaricati. Era già molto inoltrata, allorchè Aladino ci costrinse non solo a desistere, ma anzi a disfare il già fatto, e riportarle queste pietre e quelle del gran visir.» Il sultano chiese se il genero ne avesse spiegata la ragione, ed avendogli essi risposto ch’ei non avevane nulla manifestato, ordinò che sul momento gli si conducesse un cavallo, sul quale salito, parte senz’altro seguito che pochi de’ suoi che lo accompagnano a piedi. Giunto al palazzo di Aladino, va a smontare appiè della scala che metteva al salone delle ventiquattro finestre, ed ascende senza farne avvertito il genero; ma questi vi si trovò molto a proposito, ed ebbe appena il tempo di riceverlo alla porta.

«Il sultano, senza dare al giovane il tempo di dolersi cortesemente perchè sua maestà non lo avesse fatto avvertire, ponendolo nella necessità di mancare al proprio dovere, gli disse: — Vengo, o figlio, a domandarvi in persona per qual ragione volete lasciar imperfetto un salone sì magnifico e singolare come quello del vostro palazzo. —

«Aladino dissimulò la vera ragione, la quale consisteva che il sultano non era abbastanza ricco di gioie per sostenere l’enorme spesa; ma per fargli comprendere quanto il palazzo, qual egli era, superasse non solo il suo, ma ben anche qualunque altro del mondo, poichè egli non aveva potuto finirlo nella minima delle sue parti, gli rispose: — Sire, è vero che vostra maestà ha veduto questa sala imperfetta; ma la supplico di guardare adesso se alcuna cosa vi manchi. —

«Il sultano corse alla finestra, onde aveva veduta la gelosia imperfetta, ed osservando ch’era simile alle altre, credè essersi ingannato; laonde esaminò non solo le due finestre che stavanle accanto, ma le